Ciao Massimo, ora sei uno de GLI ANGELI ma la tua chitarra riecheggerà  sempre nei nostri cuori...

Omaggio a MASSIMO RIVA - CANZONE - S. Siro Giugno 2011

Nessuno, nessuno muore mai completamente

qualche cosa di lui rimane sempre,

vivo dentro di noi...Viva Massimo Riva!!!

IL SALUTO DI VASCO A MASSIMO

".......Riva è stato, Riva ha fatto, Riva è morto la cosa che più mi manca di lui non è quello che faceva, ma quello che era. Un chitarrista si trova ad ogni angolo di strada, senz'offesa. Quindi quello che si fa non ha poi molta importanza. Conta veramente molto di più quello che si è. Bene Massimo, noi siamo ancora qui e tu sei già lassù bello comodo. Hai tirato la maniglia di sicurezza prima del tempo, ti sei rotto i coglioni... hai la mia comprensione...
Noi però ci siamo rimasti male e siamo ancora qui a pensarti, a ricordarti, mentre tu forse non ti ricorderai di noi. Sarai troppo disperso nell'universo
per questa strana esperienza di individuo "separato" e consapevole di esistere, su questo sasso Bene Massimo, noi nel primo anniversario della tua partenza ti abbiamo organizzato una
"bella selezione" di giovani talenti una festa per te! Sei contento vero? Diamo un premio alla    rivelazione Rock dell'anno...zero (nel senso di 2000, non t'allargare pensando che cominciamo a contare gli anni da quando non ci sei più te! Dì la verità che lo avevi pensato...); e facciamo una festa in piazza... ti ricordi quell'idea balzana di te e Gildo di fare la festa della libertà...... a Zocca??........... "
Vasco Rossi

 

Riva, morte per overdose. Polemica con Ligabue per le dichiarazioni 'moraliste'

Il "Corriere della Sera" riprende lo sfogo (riportato anche da Rockol) di Vasco Rossi il giorno dopo la morte di Massimo Riva, e individua: Ligabue. «"Negli anni Settanta non avevamo molte informazioni", aveva detto mercoledì Ligabue presentando allo Iulm di Milano il libro sulla sceneggiatura del suo film "Radiofreccia", che parla proprio di droga e musica. "Il pensiero comune era che si potesse smettere quando si voleva. Per i musicisti rock c'è ancora oggi l'alibi dello scotto da pagare per fare musica. Perciò secondo il galateo della perfetta rockstar, io che non mi drogo sarei fuori target". Ma queste parole, pronunciate a poche ore dalla morte di Riva, non sono piaciute. "E' morto un amico e invece del silenzio... c'è chi, per accrescere la propria credibilità, ha scelto di "speculare" lanciando anzitempo inutili messaggi moralizzatori", ha detto Vasco; "Questo addio silenzioso non preserva noi dal solito e banale chiacchiericcio moralista sui rischi della droga e bla bla bla... (...) Questa volta, però, non limitiamoci a scuotere la testa e a dirci fra amici che sono le regole del gioco, che il rock è maledetto e non conta più le sue vittime (e che Dio benedica Ligabue)", recita un comunicato dello staff di Vasco. Ligabue «si rifiuta di commentare, ma fa sapere tramite il suo manager di sentirsi amareggiato per essere stato frainteso».
Per quanto riguarda la cause della morte del chitarrista, il quotidiano milanese cita il «referto di constatazione del decesso, diffuso ieri dalle autorità sanitarie, che ha reso inutile l'autopsia: "Crisi respiratoria, seguita a una iniezione di eroina"».
Su molti quotidiani in edicola oggi (4 giugno), compare una foto di Riva sul palco, con la scritta: «Massimo, suonerai con gli Angeli - i tuoi amici della Emi».
Secondo il "Messaggero", «Vasco Rossi non rimanderà il tour che partirà il 12 giugno dallo stadio Curi di Perugia».

Ligabue si scusa con Vasco

"La Repubblica" scrive: «Vasco Rossi, Elio e le Storie tese, Maurizio Solieri, Ricky Portera e tanti altri amici hanno preso parte a Zocca ai funerali di Massimo Riva, il chitarrista grande amico e collaboratore di Vasco, morto martedì a Bologna. La cerimonia si è svolta nella gremitissima chiesa parrocchiale di Zocca, il paese dove Riva era nato 36 anni fa, lo stesso di Vasco Rossi. Il parroco ha ricordato che "la musica è una delle tante vie perché l'anima raggiunga il cielo"».
Il "Corriere della Sera" ospita una lettera di Ligabue, che torna sulla polemica iniziata proprio con un’intervista su "La Repubblica" (ripresa anche da Rockol nella sua rassegna stampa nei giorni scorsi). Scrive Ligabue: «Chiedo scusa a Vasco Rossi e a chi sta vivendo il lutto per la scomparsa di Massimo Riva: non sono stato sufficientemente "scafato" da immaginare che qualcuno potesse speculare sulla morte di un musicista, imbastendo polemiche di bassa lega. Io non ho mai espresso giudizi morali sull'uso di droghe, né mi sento di fare valutazioni su ciò che è giusto e ciò che non lo è, come si poteva invece dedurre da un'intervista pubblicata su un altro quotidiano che mi attribuiva frasi da me mai pronunciate. Quello che serve invece è, secondo me, che ognuno abbia corrette informazioni per poter fare liberamente le sue scelte. Mi soffermo su questa parte perché vorrei fosse chiaro: non sono pro o contro la droga. Sono contro la cattiva informazione che se ne fa. Sono amareggiato dal fatto che Vasco, che pure ha una certa esperienza su certe speculazioni, abbia creduto che fossi in malafede. Voglio pensare che tutto dipenda dal carico emotivo che si porta dietro questa tragedia e dalla impossibilità di viverla in silenzio. A farne le spese, però, è proprio chi merita di riposare in pace. E per questo sono mortificato».

IL GALLO PARLA DELLA MORTE DI MASSIMO...

"Purtroppo ora ci manca Massimo. Questa storia mi ha rovinato la salute. A Massimo volevo molto bene, eravamo anche compagni di gioco oltre che compagni nella Steve. Eravamo sempre in macchina assieme, anche adesso durante le prove prima della sua disgrazia, eravamo sempre attaccati. Anche sul palco avevamo i posti fissi, lui ed io: sempre l' uno a lato dell' altro: la coppia fissa, Pierino e "La peste". Lui "la peste" ed io Pierino oppure viceversa. Mi ha lasciato un vuoto incredibile. Eravamo compagni in tutto tranne che in quella cosa lì che l' ha portato via. Sto d' un male! Perché l' ho accompagnato a casa io quella sera. Gli ho detto: "Vieni a casa mia" ad Imola e lui: "No, c'è la Juve". Era lunedì sera, la Juve giocava con l' Udinese, mi ricordo tutto, purtroppo, ma siccome la Juve perse da Imola lo chiamai per prenderlo in giro per dirgli: "Vedi, niente coppa UEFA" e invece non rispondeva già più. Porca troia. Il concerto di Bologna era da brividi."
"L' unico che può sostituire anche nel cuore Massimo è Maurizio, perché dopo una cosa del genere guardarsi a destra e trovare uno sconosciuto, pur bravo, io mi sono opposto subito … "Piuttosto senza" ho detto. Se ci deve essere qualcuno, deve essere qualcuno di noi, perché Massimo é come se fosse ancora lì. Anche poco fa per esempio, al sound-check. Ancora non ci credo."
Comunque Maurizio ha avuto un compito ingrato perché Massimo non era un grande chitarrista ma un grande ritmico. Era di una continuità indefessa. Poi faceva due note da solista sembrava un paralitico. Ma con la ritmica toglieva un buon trenta per cento di compiti a me. Cioé Massimo non mi ha mai dato fastidio. Mi spiego meglio. Io sono il bassista devo legare la ritmica e se il chitarrista non é preciso negli stop o altri appuntamenti, mi da fastidio, Massimo mai. Quindi il compito di Solieri consiste innanzitutto nel fare il suo lavoro di solista e poi nel fare tutte le ritmiche di Massimo come le faceva Massimo. Ha dovuto studiare. Alcune cose non sono facili tipo la ritmica di "Luna per te". Maurizio è un solista, ha dovuto studiare anche di notte perché i concerti erano alle porte e in quattro giorni si è fatto un culo.

 

...E ANCHE MAURIZIO...

Ciao Massimo

La sera del 31 maggio 1999 ero al ristorante Europa 92, subito fuori Modena, dove Big Luciano aveva organizzato una cena in occasione del “Pavarotti & Friends”, che si sarebbe svolto il giorno successivo. Io ero con la mia compagna Stefania, con Pasquale Neri (il road manager della Steve Rogers Band) e una coppia di amici, Massimo e Nicole. Fu una serata piacevolissima e tornando a casa a notte fonda ascoltammo “Sono Donne”, l’ultimo album della Steve Rogers Band uscito nel 1990, trovandolo ancora molto fresco. Ricordo benissimo la mattina dopo: mi alzai molto tardi e la segreteria telefonica era piena di messaggi di Guido Elmi, Stefano Bittelli, Enrico Rovelli e un sacco di altri amici in lacrime. Mi annunciavano che quella notte era morto Massimo Riva. Non volevo crederci ma quella notizia era tragicamente vera. Non conosco i dettagli, so soltanto che morì a casa sua di overdose. Lo trovò “Roccia” , storica body-guard di Vasco, ancora con la siringa conficcata nel braccio. Di quella morte si è parlato tanto, spesso a sproposito. In troppi hanno voluto dire la loro, spesso sostenendo cose stupide, e ipotizzando addirittura il suicidio. No, Massimo amava troppo la vita per suicidarsi. Io credo si sia trattato di un banalissimo incidente, di una maledetta overdose. Magari quella sera gli è venuta voglia di farsi, e ha comprato la roba per strada. Forse era tagliata male, o forse era troppo pura…
Di Massimo ricordo soprattutto i lati positivi, l’allegria, la grande energia, il saper essere amico un po’ di tutti. Non saprei dire quando ha iniziato a farsi. Lui e Cucchia si divertivano da matti a fare quella gag dei finti tossici, un’imitazione che col senno di poi fa ridere molto poco.
Ho già detto che insieme bevevamo alla grande, e sapevo che ogni tanto buttava giù qualche sostanza eccitante. Sapevo anche che qualche volta si bucava, ma personalmente non lo vidi mai farsi di eroina. Nel periodo in cui lavoravamo ancora in radio, quindi fino al 1985, ogni tanto scompariva, e qualcuno diceva che in quei periodi andasse in clinica a rimettersi in sesto. Quando tornava era sempre allegro, simpatico, bravo nel suo lavoro. Forse l’eroina era solo un vizio saltuario, una serie di esperienze sporadiche terminate con quella fatale.


 


Da quando avevo smesso di suonare con Vasco ci frequentavamo poco, però un paio di mesi prima della sua morte eravamo usciti a cena. Passai a prenderlo a casa sua. Ricordo che aveva addosso grandi occhiali neri. Ad un certo punto durante la cena se li tolse e notai che le sue pupille erano piccolissime. Immaginai che avesse ricominciato a farsi, però non ne parlammo.
La sua morte fu una tragedia immane. Quello stesso giorno ci trovammo tutti a casa di Elmi, che ancora viveva a San Lazzaro, subito fuori Bologna. Noi siamo sempre stati così: sentirci uniti ci aiutava ad affrontare meglio il dolore. A un certo punto arrivarono anche Vasco e Roccia, pure loro distrutti. Il Gallo mi raccontò che aveva sentito Riva la sera prima, e lo aveva trovato discretamente in forma. Lo aveva sentito anche Bittelli: avevano progettato insieme di uscire insieme per andare a mangiare una pizza e vedere una partita in tv, non ricordo quale. Poi Massimo lo aveva richiamato per dirgli che aveva cambiato idea: “Sono stanco, preferisco rimanere a casa. Chiamo un take away e mi faccio portare qualcosa da mangiare, poi guardo la partita…”.
Era un sacco di tempo che non vedevo Guido, e l’ultimo incontro con Vasco risaliva a qualche mese prima, nel suo ufficio. Ero andato a trovarlo per fargli ascoltare un paio di pezzi miei: il fatto che noi non suonassimo più insieme non voleva dire automaticamente non proporsi come autore. Facevo sentire i miei pezzi nuovi anche a Guido, ogni tanto, ma né l’uno né l’altro mostravano particolare interesse per le mie cose.
A marzo mi avevano chiesto di tornare a suonare con loro, ma per una sola serata: Vasco doveva partecipare come ospite al Premio Italiano della Musica (PIM) organizzato dal quotidiano “La Repubblica”. Mi aveva chiamato Elmi dicendo che dovevano mettere insieme al volo un medley acustico per un’ospitata televisiva. Non mi feci pregare. Ci ritrovammo al Chorus, il vecchio studio di Vasco in via dei Maceri. Oltre al sottoscritto facevano parte della band Massimo Riva, Davide Romani al basso, Frank Nemola e Celso Valli alle tastiere, e suo figlio Paolo alla batteria. La serata si svolse il 23 marzo al Rolling Stone di Milano e fu trasmessa il giorno dopo da Italia 1. Il medley consisteva in “Incredibile romantica”, “Dormi,dormi”, “Una canzone per te”, “Ridere di te” e “Laura”.

 

Una curiosità: Vasco vinse tre premi, miglior tour, miglior album e premio della critica: quest’ultimo gli fu consegnato da Nino D’Angelo, che per l’occasione intonò una strofa di “Albachiara” in napoletano! In ogni caso fu molto piacevole ritrovarsi, ma nessuno accennò ad altre ipotetiche collaborazioni future. Anzi, ricordo che qualche tempo dopo lessi un’intervista di Vasco in cui chiariva che il chitarrista della band avrebbe continuato ad essere Stef Burns e che la mia era stata soltanto una partecipazione estemporanea.
Dopo la tragica scomparsa di Massimo Riva, uniti dal dolore, andammo a cena tutti insieme in una trattoria dalle parti di San Lazzaro. Erano parecchi anni che non uscivamo insieme e tutto sommato, anche se la tristezza aleggiava sulla tavola in modo palpabile, fu una bella serata: rievocammo episodi del passato, qualcuno cercò persino di scherzare, anche se in quelle circostanze era difficile riuscire a sorridere. Il giorno dopo Guido mi richiamò, dicendo che sarebbe stato bello andare a cena pure quella sera. Andammo al ristorante del Top Hotel Park di Rastignano. Portai con me Stefania, la mia compagna. C’era la band di Vasco al completo, compreso Jonathan Moffett, il nuovo batterista, che doveva essere molto religioso e continuava a farsi il segno della croce. Detto per inciso, Moffett recentemente ha vissuto un altro lutto personale, essendo il batterista della band di Michael Jackson: nel film “This is it” viene inquadrato diverse volte. Comunque quella sera l’atmosfera era abbastanza rilassata, almeno per quanto poteva esserlo dopo quello che era successo. Era bello ritrovarsi con gli amici di un tempo. Ad un certo punto Guido e Vasco fecero un cenno, e mi dissero: “Mettiamoci in un tavolo appartato che dobbiamo parlare”. Senza girarci troppo intorno mi proposero di rientrare nella band. Non mi aspettavo una proposta del genere, e avevo già fissato un calendario di una ventina di date con le Custodie Cautelari, ma come avrei potuto dire no a una proposta del genere? Era l’occasione per tornare a giocare in serie A, e ovviamente accettai.

Le prove del tour erano già in fase avanzata, e chiesi qualche giorno di tempo per riorganizzarmi. Portai le chitarre dal liutaio, feci controllare gli amplificatori e gli effetti, e mi misi ad imparare i pezzi nuovi. Poi raggiunsi tutti a Perugia, da dove il 16 giugno sarebbe partito il “Rewind Tour”. Nel frattempo Stef Burns era diventato il chitarrista solista principale, io avrei suonato la chitarra ritmica, l’acustica ed eseguito alcuni dei miei assolo storici. Il mio riposizionamento all’inizio non fu semplice, il sound era cambiato, era diventato più americano, e la proposta musicale si era alleggerita, virando verso il pop con molte sequenze elettroniche. Però mi consolava ed inorgogliva il fatto che i miei assolo continuassero ad esserci. Da buon professionista mi adattai alle nuove esigenze e al mio nuovo ruolo, anche se nel profondo un po’ soffrivo. Mi beccai pure il Fuoco di Sant’Antonio: lo stress accumulato si espresse con l’herpes zoster, la schiena e le mie braccia mi si riempirono di pustole. Dopo le prime serate di assestamento, le cose iniziarono a girare nel migliore dei modi: anche il “Rewind tour” fu molto lungo, circa venticinque concerti, tutti in spazi molto grandi. L’entusiasmo ogni sera era alle stelle e ritrovarmi davanti a quel pubblico meraviglioso mi fece dimenticare in fretta tutti i miei problemi. Durante una data del tour il 14 settembre allo stadio comunale di Rosà in provincia di Vicenza, durante il soundcheck registrammo con uno studio mobile la versione dal vivo di “La fine del millennio”, che sarebbe uscito come singolo poco dopo. Io suonai un arpeggio, qualche nota, niente di particolarmente eclatante. Mi piace ricordare che Vasco cedette i diritti di quel singolo all’Associazione Massimo Riva, che nel frattempo era stata creata a Zocca. Quello fu anche il primo tour che feci con Clara Moroni in veste di vocalist. Ci conoscevamo già da un sacco di tempo, e qualche volta avevo pure suonato con lei. Aveva iniziato a fare la corista in sala della Steve Rogers Band nell’89 con “Sono Donne” e, a partire dal 1993, anche con Vasco per l’album “Gli spari sopra”. Il suo primo tour con Vasco fu quello di “Nessun pericolo… per te” del ’96, a cui io non partecipai. E non c’ero nemmeno nel’97, e nel ’98 per il megaconcerto di Imola. Dopo aver fatto parte di alcuni gruppi dark-rock dell’area milanese, verso la fine degli anni Ottanta Clara aveva conosciuto Guido Elmi, che produsse due album della sua nuova band, Clara & the Black Cars”, intitolati “Chi ha paura di chi” e “Spiriti”.

Bravissima cantante rock oltre che molto bella come donna, ha pure fiuto per gli affari: verso la metà degli anni Novanta ha fondato un’etichetta specializzata in musica dance, la delta, che pubblicò diversi dischi che ebbero grande successo in Olanda, Belgio e Giappone..... (omissis)          Voglio aggiungere qualcosa anche sul Gallo, uno che in pratica c’è sempre stato: in studio iniziò a suonare con Vasco ai tempi di “Siamo solo noi”, e nel 1985 entrò nella Steve Rogers Band, quindi era presente anche in tour. L’ho sempre considerato il miglior bassista rock italiano. Ha frequentato il conservatorio, però ha una preparazione tecnica eccezionale, ma è pure dotato di una grande creatività. Per i dischi di Vasco ha scritto intro famosissime come quella di “Siamo solo noi” e i riff di basso in pezzi come “Dimentichiamoci questa città” e “Portatemi Dio”. Con il suono molto metallico e personale ha caratterizzato un sacco di canzoni, di Vasco e della Steve Rogers Band. Umanamente Claudio è una persona deliziosa. Con lui mi sono sempre divertito da matti e abbiamo fatto casini memorabili.


Tratto dal libro di Maurizio Solieri con Massimo Poggini
“Questa sera rock 'n' roll....la mia vita tra un assolo e un sogno”